La processione dell'Addolorata durante la settimana santa.
Questa processione parte alla mezzanotte tra il giovedì e il venerdì Santo dalla chiesa di San Domenico Maggiore portando la statua della Madonna Addolorata, e procede per le strade del Borgo Antico e poi del Borgo Nuovo secondo il seguente percorso:
Chiesa di San Domenico Maggiore - Pendio San Domenico - Piazza Fontana - Via Garibaldi - Discesa Vasto - Ponte Girevole - Via Archita - Via Margherita - Via Cavour - Via Anfiteatro - Via Berardi - Piazza Maria Immacolata - Sosta nel Monastero di Maria SS. Immacolata - Via D'Aquino - Via Margherita - Ponte Girevole - Piazza Castello - Via Duomo - Chiesa di San Domenico Maggiore.
I confratelli, che procedono a ritmo lentissimo accompagnati dalle marce funebri, sono vestiti con l'abito tradizionale che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinta di stoffa nera bordata di bianco con quattro fasce alle cui estremità sono applicate due nappe, pendenti sulla sinistra del camice; una mozzetta nera bordata di bianco, abbottonata sul davanti e con una piastra di metallo raffigurante l'Addolorata; un cappello nero bordato di bianco, appoggiato sulle spalle e fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un'asola che si trova nell'abbottonatura della mozzetta; un cappuccio bianco con due forellini all'altezza degli occhi; una corona di sterpi poggiata sul capo; calze e guanti bianchi; scarpe nere con coccarde di nastro bianco e bottone nero applicati su di esse. La processione è composta dalla Troccola, strumento che apre la processione, le Pesàre che rappresentano le pietre scagliate verso Gesù, la Croce dei misteri, la Terza Croce, la Seconda Croce, La Prima Croce, il Trono, l'Addolorata. È accompagnata da due bande che suonano marce funebri. Vi sono inoltre quattro coppie di poste prima dei Crociferi e due prima del Trono, nonché due Mazze che hanno il compito di mantenere ordinata la processione e di sostituire i confratelli in caso di necessità:
La processione rientra nella chiesa di san Domenico Maggiore nel pomeriggio del venerdì Santo attorno alle ore 14:00, dopo quattordici ore di cammino.
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La confraternita Maria Santissima Addolorata e San Domenico è una confraternita di Taranto, fondata nel 1670.
La confraternita fu fondata nella chiesa di San Domenico Maggiore di Taranto dai padri domenicani nel 1670, col titolo di "San Domenico in Soriano", in ricordo degli eventi prodigiosi avvenuti in Soriano Calabro nel 1580 e con lo scopo di alimentare la devozione verso san Domenico, fondatore dell'ordine.
La confraternita ebbe il regio assenso da re Ferdinando IV di Borbone nel 1777 e nello stesso anno si diede un nuovo statuto, che fra le varie regole imponeva che la carica di padre spirituale della congrega fosse un frate domenicano del convento.
A metà del XVIII secolo fu eletto padre spirituale della congrega il canonico abate Vincenzo Cosa, che volle introdurvi il culto della Madonna Addolorata, donando la statua che la raffigurava e la relativa "cassa delle robbe". In seguito alla pratica devozionale dei sette dolori di Maria il sodalizio ricevette nel 1794 dalla Real Camera di Santa Chiara di Napoli il permesso di solennizzare la festa della Madonna Addolorata ("festa grande") con solenne processione della statua.
In seguito al prevalere per la devozione all'Addolorata e alla incessante predicazione dei Servi di Maria in Taranto, i confratelli chiesero all'arcivescovo monsignor Giuseppe Rotondo di poter fondare la confraternita di Maria Santissima Addolorata": la richiesta fu accolta nel 1870 e il nuovo sodalizio fu agreggato al preesistente di confraternita di San Domenico in Soriano.
Al 1872 risale l'inizio del "pellegrinaggio della Vergine Addolorata" del Giovedì Santo, durante il quale i confratelli visitavano gli altari della reposizione portando in processione la statua dell'Addolorata ("festa piccola").
Sin dal 1794 nel mese di settembre la confraternita si prepara a celebrare la festa dell'addolorata con un solenne settenario durante il quale viene recitata la corona dei sette dolori. Oltre alle funzioni religiose vi sono svariate iniziative culturali, musicali e benefiche. Durante le celebrazioni del 15 settembre, giorno dell'Addolorata, si tiene l'aggregazione dei nuovi confratelli e consorelle. Alla terza domenica di settembre si svolge la grande processione per le vie del centro storico della città.
Nel periodo di Quaresima ogni domenica si svolgono solenni Via Crucis nella chiesa di San Domenico, accompagnate da brani musicali composti da fra Serafino Marinosci OFM all'inizio del Novecento su versi di Pietro Metastasio. Nella quinta domenica di Quaresima la Via Crucis si svolge per le strade del Centro Storico con un corteo di confratelli preceduti dalla "Croce dei Misteri".
Nel venerdì della settimana che precede la Settimana Santa si celebra la cerimonia della "Compassio Virginis" detta "dei Sette dolori", una funzione liturgica durante la quale un predicatore esegue delle meditazioni sui dolori della Vergine, intramezzata da brani musicali eseguiti dal coro. Al termine della funzione si svolge una piccola processione all'interno della chiesa al termine della quale il celebrante impartisce la benedizione.
La confraternita è protagonista dei riti della Settimana Santa di Taranto: poco prima della mezzanotte del Giovedì Santo la processione dell'Addolorata esce dalla chiesa di San Domenico Maggiore; chiamata in passato "pellegrinaggio", durante il suo svolgersi vede i confratelli avanzare a un passo lentissimo detto nazzecàte componendo un caratteristico corteo così formato:
Alla processione partecipano inoltre due bande che eseguono marce funebri. Viene accompagnata da tre "mazzieri", liberi di muoversi lungo essa, che hanno il compito di regolare l'andatura e la distanza tra i confratelli. Dietro il simulacro della Vergine del Dolore, una lunga teoria di fedeli, uomini e donne, spesso scalzi, con dei ceri votivi, seguono il lento incedere della processione. Dopo il rientro della processione, verso le ore 14, la confraternita partecipa alla Veglia Pasquale ed alla messa della Resurrezione nella notte di Pasqua concludendo così le celebrazioni del triduo pasquale e della Settimana Santa.
L'abito di rito dei confratelli e così composto:
In base alla gerachia la mozzetta può avere delle bande argentate che distinguono gli amministratori dai confratelli semplici.
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I riti della Settimana Santa di Taranto sono degli eventi che si svolgono nella città a partire dalla Domenica delle palme.
I riti della Settimana Santa risalgono all'epoca della dominazione spagnola nell'Italia meridionale. Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, il quale nel 1603, fece costruire a Napoli le statue del Gesù morto e dell'Addolorata.
Nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione, attribuendole l'onore e l'onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata circa un secolo prima.
Nella Domenica delle palme, le due principali confraternite di Taranto, quella di Maria Santissima Addolorata e san Domenico (sita nella chiesa di San Domenico Maggiore nel Borgo Antico) e quella di Maria Santissima del Carmine (sita nella omonima chiesa nel Borgo Nuovo), convocano in assemblea straordinaria i propri iscritti in regola con l'amministrazione e che non siano incorsi in sanzioni disciplinari, ed effettuano le "gare" per aggiudicarsi l'onore di partecipare alle due processioni, il pellegrinaggio della Vergine addolorata e la processione dei Sacri misteri. All'inizio dell'assemblea, il segretario o uno degli assistenti del priore bandisce l'asta che prosegue fino a quando l'offerta più alta non è superata da altre offerte. A questo punto il simbolo (o statua) viene aggiudicata al confratello che ha fatto l'offerta maggiore. Le famiglie storiche ed i gruppi organizzati di confratelli appartenenti alle varie fazioni o indipendenti gareggiano per devozione ed uniscono col loro sacrificio la storia di questi riti.
Il ricavato delle "gare" viene devoluto nel corso dell'anno a favore di iniziative benefiche.
Nel carcere di Taranto si organizza prima delle due processioni una Via Crucis con le due confraternite per far rivivere anche ai detenuti la Passione di Gesù con Troccola, Croce dei Misteri e i Perdúne delle due confraternite che sono quella del Carmine e quella di San Domenico. Nell'ospedale SS. Annunziata e nella Cittadella della Carità si svolgono altre due Via Crucis da parte della Confraternita della SS. Addolorata e San Domenico.
I Perdoni (le Perdúne in dialetto tarantino) sono poste, coppie, di Confratelli del Carmine, che nel pomeriggio del giovedì Santo escono ad intervalli dalla Chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo per effettuare un pellegrinaggio verso le principali chiese del Borgo Antico e del Borgo Nuovo dove sono allestite i "sepolcri", altari della reposizione. La coppia che esce dal portone della sagrestia - rivolta verso il Borgo Nuovo - compie il pellegrinaggio per i sepolcri della città Nuova e si chiama "posta di campagna", a ricordo del fatto che alle origini dei Riti, tale zona della città non esisteva, mentre la coppia che esce dal portone principale, rivolto verso il nucleo antico della città, compie il pellegrinaggio per i sepolcri della città Vecchia e per questo conserva il nome di "posta di città". Oltre i "Sepolcri" del borgo antico, visitano anche la chiesa di San Domenico per il saluto alla Vergine Addolorata prima dell'uscita della stessa nella processione notturna. i Perdoni sono scalzi e vestiti con l'abito tradizionale di rito che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinghia di cuoio nero attaccata in vita e fatta pendere sul lato sinistro del camice, rappresentante la frusta che colpì Gesù; una mozzetta color crema abbottonata sul davanti; due scapolari recanti rispettivamente le scritte ricamate "Decor" e "Carmeli" in seta blu chiaro; un cappuccio bianco con due forellini all'altezza degli occhi; un cappello nero bordato con nastro blu chiaro, dai cui lati scendono altri due nastri anch'essi blu, indossato in testa sul cappuccio o appoggiato sopra le spalle, fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un'asola che si trova nell'abbottonatura della mozzetta e guanti bianchi di cotone o di pelle. I Perdoni portano inoltre una mazza, chiamata "bordone", alta circa due metri che simboleggia l'antico bastone dei pellegrini: infatti le Perdúne sono così chiamati in ricordo dei pellegrini che si recavano a Roma per ottenere il perdono dei peccati. Un'altra teoria, riconducibile allo studioso di tradizioni tarantine Angelo Fanelli, vuole, invece, che il termine derivi dalla deformazione dialettale di "bordone", cioè del nome del bastone uncinato che usavano i pellegrini. Un dondolio chiamato in dialetto tarantino"nazzecata", caratterizza l'incedere lentissimo dei confratelli penitenti.
L'uscita dei Perdoni è il primo atto della Settimana santa tarantina che coinvolge l'intera cittadinanza.
Le statue dell'Addolorata che vengono fatte sfilare nelle due processioni sono solo apparentemente uguali:
Sepolcri della Chiesa di San Domenico